18 maggio 2019
Non rientrava nei miei progetti.
Nonna Milka, la capretta anziana che abitava con Tino Scheggia, il capretto nano troppo giovane per diventare papà, mi aveva fregato.
Aspettavo con ansia il giorno del parto.
Le mammelle gonfie di latte sembravano dover scoppiare.
Anche quella mattina però Nonna Milka era tranquilla.
Io non lo ero affatto.
Non sapevo il giorno esatto in cui Milka si era concessa a Tino e quindi ero in ansia, ogni giorno poteva essere quello giusto.
Non avevo mai assistito una capra durante il parto e quindi avevo allertato veterinario, amici, parenti, vicini di casa e chiunque mi sembrasse in grado di darmi supporto fisico ed emotivo.
Nonna Milka mangiava rilassata una foglia di cicoria che lasciava penzolare pigramente dalla bocca.
Apparentemente tutto era normale quindi salutai la capra ed il suo compagno e mi diressi all’altro campo dove alcuni amici mi aspettavano per fare alcuni lavori urgenti.
Passammo la mattinata tra visite di persone curiose di conoscere i miei animali e recinti da pulire.
Verso ora di pranzo salutai tutti perché dovevo andare a prendere le balle di fieno che ormai stava per finire.
Gli amici mi chiesero di poter passare a trovare Nonna Milka prima di andare a casa ed ovviamente io dissi di sì, visto che avevo controllato la capretta un paio di ore prima e non mi sembrava avesse intenzione di partorire.
Prima di andare a prendere il fieno passai a casa a prendere qualcosa da mangiare e proprio mentre stavo per uscire squillò il telefono: – Sono nati, sono nati!- urlava la mia amica eccitata.
-Chi?- risposi stupidamente
-I capretti!!!-
E così invece di andare a prendere il fieno mi catapultai da Nonna Milka.
Gli amici fuori dal recinto ammiravano la magia della vita.
Nonna Milka, in piedi, ancora sporca di sangue, era attorniata da due splendide creature.
Tino Scheggia, da padre perfetto, non si interessava molto della cosa.
Entrai nel recinto e mi avvicinai a lei affascinata dalla sua tranquilla naturalezza. Io dopo aver partorito non ero così!
I piccolini nati da poco erano già in piedi, perfetti, bellissimi, irresistibili.
Alzai gli occhi e vidi le mie amiche con le lacrime agli occhi e mi resi conto che anch’io stavo piangendo.
Piangevo perché non c’è emozione più grande che accogliere una nuova vita, di qualsiasi vita si tratti.
Piangevo perché mi era venuto in mente che vi sono persone che uccidono queste creature dopo la prima poppata ritenendole una prelibatezza.
Piangevo perché erano i primi capretti che vedevo nascere ed avevo la certezza che sarebbero stati felici.
Piangevo perché Madre Natura ancora una volta mi aveva donato un’emozione preziosa.
Piangevo perché, vedendo l’emozione sui volti delle persone attorno a me, sentivo di aver trovato con chi condividere il mio Mondo.